venerdì 13 gennaio 2012

Si chiude un cerchio.

Kathmandu, 14 gennaio 2012.

E cosi' e' arrivato il momento in cui anche questa gran bella avventura si chiude.
A sua volta questo significa per me la chiusura di di un ciclo, uno dei tanti che si inanellano nel corso della nostra vita, dando un ritmo ed un senso al nostro percorso terreno.
E quando questo accade viene spontaneo tirare qualche somma.
Che cosa e' stato per me questo ciclo di avventure "ai quattro angoli del mondo" : prima la Patagonia, poi la Tasmania, l' Alaska ed infine il Nepal ?
Un' idea, un' esperienza, un progetto, un gioco o cos' altro ?
Forse un po' di tutto questo.
Comunque guardandomi indietro, cercando di trovare una sintesi al caleidoscopio di esperienze, situazioni, incontri, emozioni, che queste quattro avventure mi hanno lasciato dentro, scorgo in modo nitido che il mio viaggiare a pedali per il mondo si e' mosso sempre nel solco di due binari.
Il primo e' quello dell' UOMO, che ha continuato ad incuriosirmi e stupirmi ad ogni latitudine, per le sue diversita' e le sue usanze, per la sua voglia di conoscere, di comunicare, di incontrare, ma piu' di tutto di vivere.
Il mio girovagare mi ha una volta di piu' confermato che cio' che di meglio ci si puo' aspettare, arriva sempre dalla gente piu' semplice.
E degli incontri, dei momenti passati con loro - piu' o meno lunghi, piu' o meno importanti - mi restano comunque delle tracce indelebili.



L' altra grande esperienza che ha segnato il mio cammino e' stata quella della NATURA, che non finira' mai di meravigliarmi e talvolta di commuovermi.
Cerco le parole giuste per descrivere cio' che questo rapporto rappresenta per me, ma ancora una volta non trovo di meglio che affidarmi alle parole di Tiziano Terzani, senza aggiungere nulla.
" La natura, nella sua primitiva purezza e' sempre in equilibrio, ha in se' quella completezza a cui noi umani aspiriamo. Semplicemente osservandola si sente quell' assonanza che si e' dimenticato, e si rimette la vita al suo giusto ritmo.
Basta stare seduti su una roccia, osservare il vento che piega i fili d' erba o spinge le nuvole del cielo, e si ritrova la comprensione della nostra natura, che e' quella di essere parte del tutto.
Nella natura non c' e' niente di piccolo, di meschino, niente che ci angustia o ci immiserisce.
E' bello restare li' ad osservare una bellezza di cui si puo' godere liberamente, senza dover cercare di farla propria.
E questo e' un altro aspetto rasserenante della natura: che la sua immensa bellezza e' li' per tutti.
Perche' nessuno puo' pensare di portarsi a casa un' alba o un tramonto".



E cosi'in questo momento un cerchio si chiude.
Ma chiuso un cerchio prima o poi se ne aprira' un altro, perche' presto riprende a covare, nella mente e nell' animo del viaggiatore, un nuovo pretesto per tirare su le ancore e salpare verso nuovi lidi.
Ora pero' e' arrivato il momento di scrivere i titoli di coda di questo bellissimo ciclo di esperienze, ed io desidero farlo in due modi.
Innanzitutto ringraziando una volta di piu' tutti voi che mi avete seguito, incoraggiato, o anche semplicemente "sbirciato", attraverso le pagine di questo e degli altri blog.
Infine buttando giu' alcune semplici parole che cercano di spiegare come e perche' mi muovo per il mondo.
E forse, in fin dei conti, chi sono io.
Grazie a tutti per aver pedalato insieme a me, ed arrivederci alla prossima !

NAMASTE ( "riconosco il Dio che c'e' in voi" )

Angelo.



La strada e' la mia vita.
Camminare, pedalare, correre.
Cadere e rialzarsi.
Incontrare, talvolta scontrarsi.
Trovare e perdersi.
Non importa la velocita' del viaggio,
ma portarsi dentro qualcosa.
E lasciare una piccola traccia del proprio passaggio.

giovedì 12 gennaio 2012

Verso la fine di una meravigliosa avventura.

Godawari, 12 gennaio 2012.

E cosi' anche questa meravigliosa avventura volge al suo termine.
Ora mi trovo in un internet point a Godawari, ed ho appena salutato tutti quelli che mi hanno ospitato nella Comunita'.


Il campo polisportivo realizzato nella Comunita'. Ovviamente era bici (la mia) libera per tutti.

Qui ho vissuto proprio stamattina uno dei momenti piu' toccanti nel mio viaggio: l'incontro con i bambini ammalati di AIDS ospiti della Comunita' e le ragazze madri che ci vivono e lavorano producendo sahri.
Ieri sera ero arrivato poco prima del buio dopo una tappa estenuante, ed appena scorto il campo polisportivo che insieme abbiamo realizzato, mi si e' aperto il cuore cosi' come alla Scuola di Gorkha, ma oggi visitando la casa-alloggio Karuna Bhawa sono rimasto di stucco.


Qui due suore da sole stanno svolgendo un lavoro enorme prodigandosi appunto per questi 25  bambini ed altre 20 ragazze, accogliendoli nella comunita' e dando loro vitto, alloggio, assistenza medica, istruzione, e lavoro ed assistendoli anche in ospedale quando qualcuno ha bisogno di cure piu' approfondite.
Svolgono un lavoro enorme, con poche risorse e sempre con il sorriso sulle labbra.
Anche loro mi hanno accolto donandomi una sciarpa in segno di riconoscimento ma io questa volta non trovavo  parole per rispondere, pensando a quel poco che siamo riusciti a dare loro e quel tanto che di cui hanno bisogno.


Inparticolar modo mi e' venuto un groppo alla gola quando mi hanno mostrato le foto dei bambini che di recente se ne sono andati tra le braccia di Dio e che loro hanno accompagnato fino all' ultimo secondo.
Dopo cio' che ho visto in questa Comunita' viene il pensiero di quanto potremmo fare noi per aiutarli e spero che il Signore mi faccia trovare le energie e la volonta' di continuare a fare qualcosa per loro.

Ora con ancora questi momenti nella mente mi appresto a discendere a Kathmandu e come sempre quando arriva la fine di un viaggio iniziano a scorrere dentro di me tutte le immagini di questa meravigliosa esperienza di vita che ho vissuto in questa splendida terra e tra questa splendida gente.


Scorrono dentro di me immagini, colori, suoni, odori, incontri, momenti speciali, scene di vita e tanto altro.
Mi sembra impossibile aver vissuto tante situazioni e tante situazioni in un lasso di tempo cosi' breve.
Eppure questo e' stato il Nepal per me.


Arrivato qui con l'aspettativa di conoscere "una terra sospesa tra le montagne e lo spirito" e cosi' e' stato,ma con un valore aggiunto che era per me imprevisto: l'incontro con questa gente cosi' semplice, cosi' autentica e per la maggior parte ancora non contaminata da tante storture che purtroppo il nostro mondo ha prodotto.
Ho vissuto per tre settimane all' interno di un "presepe vivente", genuino e vero, che mi dato veramente tanto, al di la' di qualsiasi mia aspettativa.


Soprattutto dopo questa esperienza il mio spirito e' ritornato del tutto in equilibrio, forse come non mai, e non sono quanto durera' una volta tornato a casa, ma questo non importa perche' il mio primo pensiero e' quello di condividerlo con gli altri-cosi' come ho fatto attraverso le pagine di questo blog-attraverso il mio lavoro, il mio impegno, il mio essere di ogni giorno.
Al momento quindi il mio pensiero e' principalmente quelllo di caricare tutto cio' che ho dentro in aereo (chissa' se ce la fara' a staccarsi da terra...) e di tornare a casa, di ritrovare finalmente le persone piu' care e subito dopo tutti gli altri: amici, colleghi, studenti, ecc..., sperando di riservare ad ognuno almeno un pezzettino di cio' che il Nepal mi ha lasciato. Perche', come qualcuno ha detto giustamente: "La felicita' non e' vera se non e' condivisa".
Al momento quindi mando un saluto a tutti e trovero' il mondo di farlo per l'ultima volta di farlo da Kathmandu, prima di salire sull' aereo.
Buona Giornata ed a presto.
Angelo

mercoledì 11 gennaio 2012

Un'altra giornata davvero speciale.

Panauti, 13 gennaio 2012.

Ieri e' andata via un' altra giornata davvero speciale, di quelle che restano nei ricordi.
Non appena lasciata Dhulikel subito la presenza umana si e' rarefatta e la scena e' stata occupata prepotentemente dalla natura.

Pedalavo lentamente lungo unba stradina sterrata che saliva tra il giallo dei campi di senape e le macchie color arancio degli alberi carichi si mansarini maturi.
Ogni tanto qualche macchia di conifere variava il tema del paesaggio.
Nessun villaggio ma solo piccoli gruppi di case.
Il silenzio era assoluto, rotto solo ogni tanto dal belare di qualche capra o dal gracchiare dei corvi.
Intanto l;avanzare del pomeriggio caricava i colori di quella luce dorata che rende tutto piu' caldo e tenue.
poi ad un certo puntocompare lassu' in alto, in cima al colle piu' alto, il profilo del monastero di Namobuddha.

Arrivo che e' giunto il momento del tramonto.
Chiedo al primo monaco che incontro se possono ospitarmi per la notte.
Mi dice di aspettare  e dopo poco arriva un altro monaco sorridente che mi fa cenno di seguirlo fino ad una casetta sove mi mostra la mia camerett, semplice ma accogliente.
Mi avverte anche che la cena sara' pronta alle 18 al piano si sopra.

Neanche il tempo si appoggiare i bagagli e sono fuori a girare intorno al monastrero, poi mi fermo nel punto piu' alto dove svolazzano al vento un numero infinito di bandiere di preghiera.

Sa qui si domina aperdita d'occhio su tutte le vallate circostanti e gli unici rumori sono solo quello delle bandiere sbattute dal vento e delle campanelle appese qua e la, anche loro fatte tintinnare dal vento.
Sotto di me vedo gruppetti di monaci che camminano e parlano tra loro.

Ci siamo solo io e loro quassu;.
Poi dall' interno del monastero inizia ad alzarsi anche la cantilena delle preghiere, accompagnata dal suono di tamburi e corni.

Prendo il mio quadernetto per fissare con qualche parola-cosi' come faccio si solito nei momenti particolari-le sensazioni di questo pomeriggio cosi' speciale, uno di quei momenti che mi sembra sospeso in in una dimensione al di fuori del tempo e dello spazio, ma presente piu' che mai in quella dello spirito.

Namaste!

Angelo



martedì 10 gennaio 2012

La cucina nepalese.

Dhulikhel, 11 gennaio 2012.

Dopo poco tempo, cia ancora a tutti voi bloggisti da Dhulikhel.
Questa mattina ho lasciato quell' autentica oasi di comodita' e piacevolezza che era il Nepalplanet, salutato da tutto lo staff con gran calore, e sono di nuovo su pedali per le ultime tre tappe del giro.
L'eccezzionale staff del Nepalplanet (manca Francesco, il proprietario, perche' a letto con l'influenza).

Ora sono nell. ultimo villaggio prima di inoltrarmi nelle montagne alla volta dell'isolato monastero buddhista di Namobuddha dove conto di essere ospitato dai monaci per la notte.
Avendo scorto un baracchino internet aperto e con corrente funzionante, non ho resistito e mi sono buttato dentro perche' leggere i vostri commenti per me e' setirsi un po' come a casa ed aggiungono benzina nel mio motore per andare avanti meglio.
Dunque ringrazio i soliti aficionados quali Angelo e Nerina, Marco e Giangi (buon viaggio dovunque tu vada!), Maurizio e Lucia (grazie per le news sulla Scuola, ma a dire il vero al momento non ne sento alcuna nostalgia. C.que un saluto da parte mia al Funa ed un augurio al Zan per il suo difficile intervento), la "new entry" Adriano per le notizie dalla Polisportiva (salutami tutti quelli che attualmente sono al lavoro), e poi Donata e tutti quelli che nei giorni scorsi mi hanno tenuto compagnia (sarebbe troppo lungo nominarvi tutti ma vi ho ben preenti), e che ringrazio una volta di piu'.
Bene, siccome un po' di tempo ce l'ho e mi fa piacere star qui a battere tasti prima di inoltrarmi nelle montagne, perche' per me e' un po' come passare dei momenti in compagnia, ho deciso fialmente di rispondere alle sollecitazioni pervenutemi da Michele, Agnese e Claudio ed altri ancora che mi hanno chiesto come si mangia da queste parti.
Qui ni Nepal ipasto principale, e per la maggior parte l'unico, e' il dahl baat, che non e' altro che riso al vapore con zuppa di lenticchie e verdure cotte. Si mangia con le mani mescoland il tutto e facendone delle polpettine che poi si infilano in bocca. Non e' male ma dopo un po' stufa.
Poi a dire il vero di cucna tipica non c'e' molto altro perche' diverse altre cose buone sono derivate soprattutto dalla cucina indiana (i vari curry, tikka o tandoori) o tibetana (la thupka: tagliolini in brodo con verdure o i momo: ravioloni ripieni di verdure o pollo cotti al vapore e che si intingono in una salsetta piccante. I miei preferiti).
Da notare da questte parti un ottimo yoghurth denso, di cui non ricordo il nome, ed un ottima bevanda rinfrescante simile al frappe', chiamata "lassi".
Inoltre lungo le strade un po' dapertutto ci sono dei baracchini che friggono degli snacks d vario tipo in olio di sesamo (il quale viene cambiato secondo me ogni lustro o giu' di li'...) : tra questi i "samosa", triangolini di pasta ripiena di patate e formaggio, delle ciambellone di pasta, crostini ed anche pescetti di fiume, dove si trovano.
Io ho assaggiato un po' di tutto e sono ancora vivo. Tutto sommato non sono male ma a piccole dosi, senno' il fegato dopo un po' inizia ad urlare.
O.K. Ora vi lascio cercando di inserire qualche foto.
Qua e' mezzogiorno e quindi voi starete per iniziare un altra giornata di lavoro, quindi
Buona Giornata a tutti !!!
Namaste.
Angelo


Snacks fritti che si trovano ovunque lungo la strada.


Il dhal baat: piatto nazinale nepalese.


La "choyla", un piatto tipico di Tansen: carne di montone leggermentre affumicata, cotta alla brace e condita con spezie ed aglio.


Pollo "masala" con riso al vapore (piatto indiano).


Byriani di riso (anche questo piatto indiano).


Thupka tibetana e tikka di pollo.


Ed infine i miei preferiti: i momos (arrivati dal tibet anche loro).

P.S. Comunque appena torno-come tutte le altre vlte-pastasciuttona, pizza, "bozza di vino" e caffe' esspresso non me li toglie nessuno.

Bhaktapur. Un altro gioiello del Nepal.

Bhaktapur, 12 gennaio 2012.

Ciao a tutti e ben trovati.
Ed ora non ditemi che sto esagerando con i post, ma qua al Nepalplanet Guesthouse di Bakhtapur e' un' autentico bendiddio : camerona con vista sulle campagne (addirittura dotata di stufa a kerosenne !), doccia calda a volonta', generatore  potente e computer con internet libero.
Cosa si vuole di piu' dalla vita ?
Il Nepalplanet e' gestito da Francesco, un mio coetaneo milanese che ca. 10 anni fa si e' licanziato, ha venduto tutto quello che aveva ed ha messo in piedi questa bella struttura dove lavorano una decina di giovani nepalesi, tutti molto in gamba. Sembrano tutti una grande famiglia
Oggi poi bellissima giornata passata tra i vicoli di questo gioiello newari che e' Bakhtapur: case medievali, templi a non finire, grandi vasche per la raccolta dell' acqua, ma soprattutto tanta calma e tranquillita' ed una infinita' di scenette di vita quotidiana, come se il tempo si fosse fermato anche qui.

Kathmandu e' solo a 15 km. da qui ma sembra che ikm. in realta' siano 15.000 km.
Io ho iniziato a seguire un itinerario logico per vedere tutti i templi e palazzi, ma dopo poco ho riposto la carta nello zaino ed ho iniziato a vagare senza meta per i vicoli e gustandomi una gran quantita' di "scenette".

Bella giornata.
E quando son tornato al Nepalplanet subito ho detto a Francesco che avevo capito perche' aveva deciso di fermarsi proprio qui.
Dopo questa giornata di riposo domani si riprende a pedalare con meta Namobuddha, dove c'e' un celabre monastero buddhista; pare che i monaci ospitino chiunque voglia fermarsi la' e quindi chiedero' anch' io un giaciglio per la notte.
E poi il giorno dopo dovrei arrivare alla comunita' di Godavari dove saro' ospite di Father Andrew e potro' vedere il campo polisportivo che e' gia' stato realizzato.
Quindi ultime pedalate quassu' nella Kathmandu Valley, prima di ridiscendere alla base per rientrare a casetta.
Ora vi saluto augurandovi un buon proseguimento di giornata.
Spero di trovare qualche internet point nei prossimi villaggi dove passero'.
A presto e Namaste.
Angelo

lunedì 9 gennaio 2012

Pensieri in liberta' sul sellino della bici.

Bhaktapur. 9 gennaio 2012.

Mentre pedalo tra Bodanath e Bakhtapur penso che ci siano delle analogie tra il viaggiare in bici e lo stile di vita orientale.
In occidente noi viviamo essenzialmente "per obiettivi" di varia natura : farsi la macchina, comprare casa, estinguere il mutuo, fare carriera, accumulare soldi, impegnare bene i soldi che abbiamo accumulato, raggiungere la pensione, e cosi' via.

Appena raggiunto un obiettivo subito passiamo ad uno successivo, e siamo cosi' presi nel saltare da uno all' altro che spesso ci sfugge cio' che sta in mezzo, che poi e' proprio il bello della vita.
 Qui in oriente invece, come ho gia' percepito e scritto in precedenza, la vita viene vissuta giorno per giorno, momento per momento, nel suo fluire, e non sfugge nulla della bellezza e della gioia che ti da lo stare assieme agli altri dentro a questo lento scorrere della vita: il piacere di dare e di ricevere qualcosa, la gioia di un incontro inaspettato, di una nuova conoscenza od una nuova amicizia, la percezione della natura, il miracolo del sorgere e del calar del sole che si ripete ogni giorno, per tutti. E gratis.

Analogamente il turista tradizionale cosa fa: passa da una meta degna di interesse ad un'altra per vedere, visitare, ed in qualche modo "conquistare" quell' obbiettivo, per poi passare subito ad uno successivo.
Quello che ci sta in mezzo e cioe' il viaggio, anzi il trasferimento, e' vissuto spesso come un inevitabile fastidio, una inutile perdita di tempo che viene sottratto alle visite.
Per il viaggiatore in bici invece il senso del viaggiare sta proprio nello stare sulla strada e nel percorrerla lentamente.

Certo, anche lui traccia il suo itinerario spostandosi attraverso luoghi interessanti, ma cio' che e' piu' bello e cio' che alla fine lascia una traccia piu' profonda nei suoi ricordi, e' proprio cio' che la strada inaspettatamente ti propone, lungo il suo lento scorrere: lo scambio di un saluto, la gioia di un incontro, una scenetta di vita che appare all' improvviso, l'odore di cibo che esce da una casa, uno scorcio di panorama che ti si apre davanti, la luce di un' alba o di un tramonto che cambia minuto per minuto.

Forse sara' per questo che sia gli orientali che i viaggiatori in bici hanno sempre il sorriso sulle labbra.

domenica 8 gennaio 2012

Ultime news da Bodnath.

Bodnath, 9 gennaio 2012.

Ciao a tutti.
Ebbene si, dopo tutto quel silenzio ora riprendo a comunicare in eccesso, dato che sono rientrato nella "civilta'" di Kathmandu.
Cerco di raccontarvi in breve almeno una parte di quello che mi e' successo di recente.
Dunque, appena partito dalla St. Joseph School, neanche fatto qualche km. che mi trovo davanti ad un sacco di gente che fa la coda per prendere una funivia !. Si avete capito bene, proprio una funivia. Mi fermo e tra la gente trovo Shaih, uno studente di economia di KTM che conosce l[inglese ed e' li' anche lui con amici in pellegrinaggio. Mi spiega che quella e' l'unica funivia di tutto il Nepal, costruita dagli austriaci una decina di anni fa, e che porta al tempio di Manakamana, uno dei siti Hindu piu' sacri del Nepal ed oggi, come ogni sabato, arrivano qui un sacco di fedeli per pregare, offrire qualcosa oppure sacrificare un animale (ma lui dice di essere del tutto contrario a questa usanza ed io sono daccordo con lui).
Una volta i pellegrini andavano a piedi in 5 ore di marcia, ma oggi il progresso ha accorciato i tempi anche qui.

Detto fatto il mio programma della giornata cambia di colpo e mi trovo su per la funivia insieme a Shaih ed amici come guide.
Passo quindi una mezza giornata in un trambusto impressionante di gente e poi lascio le mie guide che avranno una coda di ca. 2 h. per poter entrare anche loro nel tempio a fare la loro offerta di frutta e fiori, e me ne torno a valle.
Riprendo a pedalare che sono gia' le 14 e qui le giornate sono corte, alle 17.30 e' gia' buio.
Per giunta la strada e' un' inferno di bus e camion e non ha un solo mt. pianeggiante.

Manca mezzora all' oscurita' e di guesthouses neanche l'ombra. Chiedo ad una persona che difficoltosamente mi spiega che a pochi km. c'e' l'unico alloggio della zona, ma si tratta di un "temporary Hotel".
Beh, grazie al mio ottimo inglese penso: "chi se ne frega se si tratta di un esercizio stagionale;basta che sia aperto". Quindi arrivo e trovo la mia camera che questa volta e' ultra-ultra-basic, ma per avere un tetto sulla testa per la notte e' o.k.
Dopo poco che sono sistemato sento un gran trambusto nelle altre due camere di uomini e donne, che va avanti per tutta la notte. Qualcuno cerca anche di entrare nella mia, ma per fortuna la porta possedeva un chiavistello. Al che ho iniziato a riconsiderare l'avvertimento dell'uomo lungo la strada, che forse per "temporary hotel" intendeva albergo ad ore. Quando torno forse e' meglio che dedichi un po' di tempo a migliorare il mio inglese.

Percio' dopo questa notte di poco riposo riprendo a pedalare lungo la tremenda Prithvi Hwy. che dopo un gran sforzo mi riporta nella piana di KTM.
Come previsto infine, l'attraversamento della citta' e' un vero incubo, ma in qualche modo rieco a salvare la pellaccia ed a portarla fino al quartiere buddhista di Bodanath, che e' una vera oasi di pace e di spiritualita all'interno del casino della capitale.
Qui trovo alloggio in un pensionato annesso ed uno dei tanti monasteri buddhisti e poi dopo doccia calda !! (la seconda del viaggio), mi butto subito in strada al cospetto del magnifico e gigante "stupa" dedicato a Buddha.
Sono le ore del tramonto ed il luogo emana una grande spiritualita': folle di persone, monaci, mendicanti, semplici fedeli e qualche sparuto turista, girano insieme come una massa unica intorno allo stupa pregando e girando di tanto in tanto le ruote di preghiera. Intanto si sento i rumori di tamburi, corni e cimbali, che provengono dai vicini monasteri dove altri monaci sono riuniti in preghiera.
Insomma un' aria di grande devozione e spiritualita' che rendeva il luogo veramente magico e speciale.
Sono rimasto li seduto davanti allo stupa nell' oscurita', finche' non cadevo dal sonno e dalla stanchezza, ad assaporare un altro di quei momenti magici che il Nepal ha saputo regalarmi.
Un altro momento che colloco al di fuori del tempo e dello spazio, ma che fa parte di un' altra dimensione: quella dello spirito.

Ora e' mattina ed all' alba ho visitato un altro tempio hindu qui vicino - Pashupatinath - il luogo piu' sacro per gli hinduisti nepalesi, anche perche' si trova sulle rive del sacro fiume Bagmati che corrisponde al gange per gli indiani.
E' qui che si vengono a cremare i mori sulle pire - "ghat" - e poi le ceneri vengono sparse nel fiume.
Ora pero' devo proprio andare perche' entro sera devo arrivare a Bhaktapur, antica citta' stato, dove saro, ospite nella pensione di Francesco, un milanese che vive qui da parecchi anni, e quindi sara' un po' una "Little Italy" in Nepal.
Ciao ancora a tutti e grazie mille per i vostri commenti che per me sono molto importanti.
Buona Giornata e Namaste !
Angelo

Descrizioni :
1-2-3-4.  Giorno di festa (non per le capre) a Manakamana.
5. Spuntino di pesce fritto del fiume, lungo la strada.
6. Camera ultrabasic al "temporary hotel".
7-8-9-10. La magia e la spiritualita' di Bodanath.

Una giornata speciale alla St. joseph School di Gorkha.

Bodanath, 8 gennaio 2012.

Ciao a tutti i bloggisti. Dopo un sacco di tempo ricompaio.
Ebbene non ero stato sequestrato da un gruppo di integralisti hindu, e nemmeno mi ero unternato volontariamente in un monastero buddhista, bensi' sono tre giorni che lungo la Prithvi Higway che collega Pokhara con Kathmandu, non esiste il becco di un internet point.
Almeno contavo di collegarmi dalla St. Joseph School, ma non hanno il collegamento internet perche' per loro costa troppo.
Tante cose da raccontarvi ma il momento piu' importante e' stato ieri l'altro quando ho fatto visita appunto alla St. joseph School di Gorkha.
Li' era pronto ad aspettarmi il cordiale Padre John, originario dell' India, mentre il "principal" Father Denis era a trovare la sua famiglia sempre in India.

L' accoglienza e' stata in pompa magna in quanto dopo avermi fatto sedere a tavola per il lunch, mi ha fatto sistemare proprio nella camera del "principal", e poi visita alla scuola dove mi ha fatto entrare in ogni classe presentandomi agli studenti come Angelo il "benefactor". Qundi visita ai lavori in corso della nuova ala dell' Istituto, proprio quella che abbiamo finanziato con la nostra raccolta, e dove verra' sistemata la nuova bublioteca, alcune aule per le ragazze che faranno il loro ingresso a scuola l' anno prossimo per la prima volta e, se arriverannoaltri fondi anche il nuovo laboratorio di scienze.
Infine vista all' attuale piccola biblioteca, dove sono gia' stuvati i pacchi con i libri nuovi acquistati in India, nonche' quelli inviati da Andrea e Giulia quale speciale regalo di Natale (un grosso ringraziamento a voi da parte degli insegnanti).

Intanto facevo conoscenza con alcuni degli insegnanti dai quali apprendevo che la scuola ospita ca. 700 ragazzi, che arrivano a piedi dai villaggi circostanti e sono seguiti da 25 insegnanti. Ogni classe e' composta in media da 40 studenti ed il loro ordinamento e' abbastanza simile al nostro, con una primaria che va dai 6 agli 11 anni e poi una secondaria che arriva fino ai 18 anni.
Il livello di ripetenza in ogni classe e' pero' alto: ca. il 30-40 %.
Lo stipendio degli insegnanti varia dai 150 Euro\mese dei maestri, ai 280 Euro\mese dei professori, mentre le famiglie partecipano alle spese della scuola con una piccola quota mensile, ma vengono accettati anche i figli di chi non puo'.
Un dato didattico interessante e' che tutti gli insegnanti (eccetto quelli delle classi maggiori), sono dotati di bacchetta di legno che usano di frequente sugli studenti per mantenere la disciplina.
Appena termi nate le lezioni - alle 15.30 - gli studenti, classe per classe, sono sfilati davanti a me e Father Johns salutandoci e poi se ne sono andati a casa.

Invece tutti gli insegnanti si sono riuniti in aula docenti, dove dopo un discorso del preside mi hanno consegnato due sciarpe: una per me ed una simbolicamente per tutti gli altri contributori.
Quindi e' toccato a me, nel mio precario inglese, fare un discorso di circostanza che ha preceduto la stretta di mano con tutti i colleghi nepalesi.
Di sera e' scesa la quiete sulla scuola e mentre John era impegnato nelle sue incombenze io mi aggiravo per le strutture della St. Joseph, assaporando la tranquillita' del posto, e continuavo a guardare la nuova ala in costruzione con un senso di grande aiddisfazione per quello che in tanti ed in cosi' poco tempo eravamo riusciti a realizzare.
Per noi da cosi' lontano l' importanza sfuma un po' ma quando si e' qui sul posto, quando si hanno davanti le facce dei bambini che ne beneficeranno, e' tutt un' altra cosa.
Ier mattina abbraccio con Padre John con auguri di buon viaggio per me e di buon lavoro per lui, e poi il viaggio a pedali continua.
Ora avrei tante altre cose da raccontarvi perche' gli arretrati si sono accumulati, ma e' tardi e l' internet point sta per chiudere ed allora provo a caricare qualche foto.
Il resto provero' a raccontarvelo domani.
Ciao a tutti ed ancora un grandissimo GRAZIE ! a nome di tutti i 700 bambini\ragazzi della St. Joseph.
NAMASTE.
Angelo